Nell'aprile del 2019, in base alla sua esperienza come comparsa per le riprese del film Suspiria, di Luca Guadagnini, Mike Snyder è stato invitato a contribuire delle illustrazioni, con annesso testo, per un volume sul Grand Hotel Campo dei Fiori a Varese, voluto da Italia Nostra di Varese e edito da Macchione Editore.
Il Grand Hotel Campo dei Fiori: Torna La Vocazione Internazionale
di Mike Snyder (testo raccolto da Roberta Kedzierski)
Mercoledì 9 novembre, 2016
Dopo quasi cinquant’anni dalla chiusura, il Grand Hotel Campo dei Fiori, una magnifica presenza incastonata sulla collina a nord della città di Varese, sta per dare il benvenuto ai suoi nuovi ospiti. Niente valigie, bauli, o altre attrezzature adatti a un soggiorno prolungato in un albergo cinque stelle di lusso. Qui si viaggia leggeri. Qualche zaino, con dentro un maglione, un libro, un giornale, un panino, una bottiglietta di acqua, nel mio caso un quaderno per gli schizzi. Deformazione professionale. Mi hanno avvertito che le quattro giornate che staremo lassù saranno piacevoli ma consisteranno in lunghi periodi di inattività. Sono pronto.
Lassù, a una ventina di minuti di strada di montagna, i preparativi fervono da qualche tempo. Ma, invece di camerieri, cuochi, maître d’hôtel, concierge, fattorini, giardinieri, addetti alla piscina, e quant’altro, qui si parla di una troupe cinematografica, di cui tecnici di ogni genere, operatori, scenografi, arredatori, costumisti, e truccatori. Per non parlare degli esperti di logistica, che hanno scarrozzato tutto il materiale per questo film da €20 milioni, su per questa strada tortuosa, piena di tornanti e strapiombi, in pieno inverno (che freddo che faceva!).
In effetti, il Grand Hotel Campo dei Fiori, inaugurato nel 1912, per riprendere il suo ruolo come albergo di primissima classe, meta del turismo internazionale dell’epoca, avrà bisogno di tempo e grandi, grandi investimenti di risorse. Per ora, ha assunto una prima sfida: quella di set per un film. E che film: la rivisitazione, del regista Luca Guadagnino, di “Suspiria”, il classico dell’orrore del 1977, regista Dario Argento.
La scelta non sembra poi così azzardata. In effetti, non sfugge a chi lo guarda, che il Grand Hotel Campo dei Fiori riporta alla mente l’Overlook Hotel dal film The Shining di Stanley Kubrick, un altro classico del genere “horror”, tratto dal romanzo di Stephen King.
E noi? Partiti a mezzogiorno in punta, con due pullman da 35 posti, dal parcheggio del Palazzo dello Sport, a Varese, siamo in 70 e, per l’occasione, siamo le “comparse”. Ovvero “le persone che appaiono sulla scena, isolate, in gruppo o in massa, senza prendere la parola, dilettanti o mestieranti reclutati sul posto,” come possiamo leggere sulla Enciclopedia-del-Cinema della Treccani.
“Dilettanti”, nel mio caso, certamente. Anzi. Chiacchierando, vengo a sapere che non pochi dei miei “colleghi” hanno accumulato diverse esperienze, per film italiani girati in zona Lago Maggiore, per esempio, ma anche spot pubblicitari, e molto altro ancora.
“Reclutati sul posto”, certamente, è il caso per la maggior parte di noi, attraverso degli annunci sui giornali locali, cartacei come La Prealpina e La Provincia di Varese (defunta poco dopo, nessun nesso causale, sia chiaro!), ma anche online, compreso VareseNews. In più però, ci sono quelli che sono stati chiamati direttamente dalla produzione e che, nonostante la distanza, sono venuti anche da fuori provincia pur di partecipare.
Una ventina di minuti di strada, in salita quasi da subito, arriviamo. Scendiamo, e poi sono cinque minuti a piedi per raggiungere l’ingresso di questo albergo e entriamo subito in questo mondo nuovo.
L’albergo, così tipicamente una parte di Varese del 2016, per i prossimi due mesi, sarà la Markos Tanz Akademie. Siamo a Berlino, anno 1977. Per rendere meglio l’idea, questa scuola di danza di fama mondiale si affaccia al famigerato Muro che, a quell’epoca e fino al 9 novembre 1989, divideva la città in due: di là, Berlino Est, di qua, Berlino Ovest. Ci sono le transenne, separando la parte dove stiamo noi, dalla parte – invalicabile – dove si affrettano diversi personaggi, intenti a parlare nei loro walkie-talkie, in pieno controllo della situazione, organizzando cose a noi sconosciute. Benché sappiamo che siano della troupe, ricreano un po’ l’aria surreale di Checkpoint Charlie, in quella finta Berlino ora nel passato remoto.
Entriamo nell’atrio di questo magnifico albergo che pochi hanno avuto la possibilità di vedere negli ultimi 60 anni, e ancora meno nelle sue giornate di gloria. Forse qualche sessantenne che era venuto con la famiglia da bambino … Comunque, tutto conservato molto bene per un luogo abbandonato, dove in questi anni ha vissuto solo il custode.
Chiaramente, come nella parte esterna, si lavora solo in determinate sezioni dell’albergo. Per il resto, le 200 camere, così come tutto l’apparato di una struttura che poteva ospitare centinaia persone, rimane tale e quale è stato dal 1968, quando l’albergo ha chiuso definitivamente. Abbondato a se stesso.
Dopo una prima accoglienza nell’atrio, ci fanno passare in guardaroba, dove a ciascuno viene consegnato il suo costume anni ’70. (Ecco perché ci hanno chiesto le misure quando abbiamo fatto il colloquio!) Per poterci ambientare, ci danno anche un accenno a chi è il nostro personaggio. Nel mio caso, sono un giornalista. In questa lunga stanza arredato con lunghe file di appendiabiti, fa calduccio. In effetti, sta iniziando a colpirci quanto sia freddo questo posto. I famosi “funghi riscaldanti”, tipici dei bar all’esterno nelle serate un po’ freschette di mezza stagione, sono stati posizionati strategicamente, e aiutano un po’. Ma, francamente, non tanto! Decido di portarmi un altro maglione l’indomani. Vedo che diversi miei “colleghi” ne sono venuti attrezzati. Ecco il valore dell’esperienza!
Una volta vestiti, ci fanno accomodare in una stanza che sembrerebbe una ex-sala da pranzo. Mentre siamo lì, ad aspettare, gira una giornalista che sta facendo delle interviste, per quello che riteniamo sarà un filmato “dietro la quinte”, un cosiddetto “Making of”, che andrà a complementare il DvD del film “Suspiria”, che uscirà dopo l’inaugurazione del film a livello mondiale. Le domande sono a tema “horror”. Una è: “Di cosa hai più paura?” Le elezioni presidenziali americane si sono svolte una settimana prima. Io rispondo, “Trump”. Tutti a ridere.
Man mano, vengono chiamati i “colleghi”, a gruppetti, nella sala trucco. Ora tocca me. Seguendo la nostra guida, entriamo in quello che sembra un labirinto, di corridoi bui, dove si intravvedono dettagli strambi, dal passato, cosparsi da assi di legno e cavi, del presente. Qua e là, si intravvedono operai, i loro caschi gialli corredati di faro, che lavorano nelle tenebre. Noi rimaniamo attaccati alla nostra guida, e sbuchiamo nella sala trucco.
Enorme, con pareti bianche, dipinte di fresco. Luminosissima. Ognuno di noi è assegnato un truccatore, che si mette al lavoro.
L’annuncio aveva specificato che cercavano uomini barbuti. E io lo sono. Ciononostante, la truccatrice me ne aggiunge qualche pezzetto. Infine, un velo di trucco sul viso, e sono a posto. Aspetto gli altri e, seguendo la guida, veniamo accompagnati alla sala dove saremo nell’attesa di andare in scena.
E’ un tipo di lungo corridoio che, ai miei occhi (inesperti), sembra non aver subito nessun tipo di un restauro. Tutto grigio, decrepito, con muri fatiscenti e tubature esposte. Esattamente come un si potrebbe immaginare un albergo, anche se di un lusso sfrenato all’epoca, ma abbandonato da più di cinquant’anni.
Nonostante questo ambiente alquanto angusto, si vede che hanno fatto molto per creare un’atmosfera accogliente. Massima disponibilità. Come riportato da Valentina Fumagalli per La Provincia di Varese dell’11 novembre 2016 [1], Tilda Swinton che, nel film, svolge più di un ruolo, il principale dei quali essendo Madame Blanc, è stata descritta dai miei “colleghi” come “simpatica e alla mano”, e da lì a poco, avrò un aneddoto da raccontare.
Per i pasti, ci si trasferisce in una piccola stanza accanto. Mi ricordo la focaccia e dei rotolini di frittata omelette. I bavaglini erano all’ordine del giorno, per evitare che ci sporcassimo i vestiti.
Passano le ore. Non lo sappiamo all’epoca, ma lo leggiamo sulle riviste in seguito, che gran parte del film si svolge di sera o di notte, per cui l’illuminazione rispecchia questa esigenza cinematografica. In effetti, alle dieci di sera, ci vengono a chiamare e ci accompagnano nell’atrio (dove siamo entrati), e ci dividono in due gruppi: uno per parte sugli scalini che portano alla sala da ballo.
Per questa sera, il nostro compito è di salire gli scalini ed entrare nella enorme sala da ballo dove prendiamo i nostri posti.
Qui si svolgerà la sequenza di danza intitolata Volk, creata per la Markos Tanz Akademie, nel 1948, da Madame Blanc (Tilda Swinton), in realtà coreografata dal franco-belga Damien Jalet, con Susie Bannion (Dakota Johnson), come étoile.
È la prima volta che vediamo questa sala (anche se le foto ci sono in rete), ed è magnifica. Il balcone è stato leggermente modificato, per nascondere le curve e le forme floreali stile Liberty di inizio novecento, tipiche dell’opera di Giuseppe Sommaruga, l’architetto milanese, il cui capolavoro è proprio il Grand Hotel Campo dei Fiori a Varese. In effetti, come ha spiegato Inbal Weinberg, la scenografa, Luca Guadagnino cercava un ambiente ispirato più al Corbusier o a Alfred Loos, che non all’Art Nouveau [2].
Abbiamo letto di seguito che i bellissimi lampadari, della ditta storica viennese Lobmeyr, erano stati creati originariamente negli anni 60 per la Metropolitan Opera House a New York, e sono stati scelti da Inbal Weinberg, per creare un senso della longevità della scuola [3].
Tornando a noi, abbiamo rifatto la scena più volte, spezzate da lunghe pause. Verso le 23, però, a nostro grande sollievo la frase tanto desiderata: “It’s a wrap”, e ci siamo!
Già vedo il viaggio di ritorno, casa, cena, nanna. E’ stata una giornata bellissima, ma sono stanco, siamo tutti stanchi. Non è finita, però. I truccatori di questo pomeriggio, sono diventati gli struccatori. Mi tolgono, non senza qualche difficoltà, i pezzetti di barba che mi avevano aggiunto. Via il fondotinta, un po’ di crema per il viso, e qui abbiamo finito. Poi, in fila, per il guardaroba, via l’abbigliamento di scena, e ri-ecco i nostri abiti. Un ultimo controllo che abbiamo tutto, e poi fuori al freschetto (si fa per dire!) di una notte di novembre a 1000 metri, a piedi fino ai pullman che ci aspettano. Con il riscaldamento acceso. In un attimo, dimentichiamo il freddo delle ore precedenti. Si parte, e arriviamo verso mezzanotte e mezzo. Salto in macchina e via a casa, a raccontare come è andata la giornata. Poi a letto, a dormire, per essere pronti per l’appuntamento a mezzogiorno, cioè fra 10 ore.
Giovedì 10 novembre, 2016
Stessa procedura del giorno prima, meno le interviste.
Un po’ più rilassati oggi, osserviamo da vicino il lavoro di squadra richiesto dalla troupe. Tutti che sanno quello che devono fare, e lo fanno con una concentrazione totale. Si vede che hanno lavorato insieme diverse volte. Li guardiamo con ammirazione.
Nessuno fermo e immobile. Tranne noi. Aspettiamo i nostri ordine e, nel frattempo, se il giorno prima era il momento delle presentazioni, oggi siamo all’approfondimento delle nuove amicizie. Scopriamo punti in comune, scambiamo opinioni, in effetti, stiamo anche noi creando una squadra. Alterniamo la conversazione con letture giornale, riviste, libri. Poi viene il momento di controllare la posta in entrata, scrive messaggi. E aspettare.
In mezzo a tutto questo brulicare di attività, notiamo che non siamo gli unici a essere in questa posizione di attesa a disparte. Anche gli attori, Tilda Swinton, Dakota Johnson, Mia Goth, Chloë Grace Moretz, Jessica Harper, sono presenti e a disposizione del regista, nonché di tutti gli altri addetti che le girano attorno, eseguendo i riti arcani propri del mondo del cinema. Nel frattempo, anche loro, parlano, guardano in giro, osservono la scena.
Da parte mia, passo il mio tempo a disegnare nel blocco che ho portato con me. A un certo momento, un “collega” mi fa notare che Tilda Swinton e Angela Winkler — una attrice tedesca che ho molto ammirato negli anni 70 nei film di Volker Schlöndorff and Margarethe von Trotta — stanno chiacchierando (in inglese) vicino a noi.
Ma non solo. Mi stanno fissando. Non riesco a sentire quel che dicono, ma sembra che Tilda stia dando ragione ad Angela (tipo, “Eh sì, potrebbe anche essere …”). Io non ci faccio caso e continuo con il mio lavoro. Un minuto dopo, alzando gli occhi, mi vedo davanti Angela, che mi fa (in inglese):
“Scusi, ma lei è … il dottor Klemperer?”
Prima volta che sento parlare di questo Klemperer. Quindi sono un po’ confuso, e rispondo, “No … sono Mike e …”
“E vive a Varese …” risponde lei per me. Annuisco.
A questo punto arriva Tilda Swinton, che sta sorseggiando un caffè in un bicchierino di plastica.
Scambiamo qualche parola, non a riguardo del Dr. Klemperer, però. Poi vengono chiamate, e ci salutiamo.riva a fine mese). Articoli su giornali e riviste di mezzo mondo. Si danno notizie finora inedite. Per esempio, che Tilda Swinton ha rivestito non due, ma ben tre personaggi nel film. Il terzo? Il dott. Josef Klemperer! Ma come? Nonostante Lutz Ebersdorf, con tanto di curriculum sull’International Movie Data Base (IMDb), la bibbia del mondo del cinema, sia elencato come l’interprete dello psicologo Klemperer? Per cui, riflettendoci, in quel momento, a novembre del 2016, nel mondo reale, Tilda, l’attrice, si è trovata a dover recitare – nella vera vita – con la Winkler.
Questo insolito siparietto sparisce nell’archivio di queste giornate impegnative, piene di nuove e piacevoli esperienze. Fino ai primi di dicembre 2018. Il film Suspiria è uscito quasi dovunque (in Italia, arriva a fine mese). Articoli su giornali e riviste di mezzo mondo. Si danno notizie finora inedite. Per esempio, che Tilda Swinton ha rivestito non due, ma ben tre personaggi nel film. Il terzo? Il dott. Josef Klemperer! Ma come? Nonostante Lutz Ebersdorf, con tanto di curriculum sull’International Movie Data Base (IMDb), la bibbia del mondo del cinema, sia elencato come l’interprete dello psicologo Klemperer? Per cui, riflettendoci, in quel momento, a novembre del 2016, nel mondo reale, Tilda, l’attrice, si è trovata a dover recitare – nella vera vita – con la Winkler.
Venerdì 10 novembre, 2016
Il mio ultimo giorno come comparsa. Un po’ sfocato, davvero. Queste lunghe giornate, con poco sonno e alti livelli di adrenalina, ci hanno lasciati tutti un po’ assonnati.
Stasera, si rifà la scena di ieri. Siamo di nuovo spettatori al ballo. Che conosciamo assai bene a questo punto. Al termine, vengono scattate le foto, gli addii vengono scambiati. Alcuni del nostro gruppo tornerà lunedì. Molti ci diamo appuntamento per vedere il film quando esce. Che è stato il 4 gennaio 2019, al MIV Impero di Varese. È a quella proiezione che vediamo in quale misura il regista hanno utilizzato la sede di Varese. Un bel 70% del film è stato girato all’interno e nei dintorni del Grand Hotel Campo dei Fiori.
È stata un’esperienza esaltante.
Speriamo che il Grand Hotel Campo dei Fiori continui nella sua rivitalizzazione. L’entusiasmo c’è, e per questo dobbiamo essere felici. Se non altro, sembra che il contratto stipulato con la proprietà è pluriennale …
NOTE
- http://www.laprovinciadivarese.it/stories/varese-citta/sul-set-con-tilda-e-dakota-star-affascinanti-e-disponibili_1210517_11/
- https://www.dezeen.com/2018/11/01/suspiria-sets-luca-guadagnino-modernism-production-designer-interview/ (in inglese)
- https://birthmoviesdeath.com/2019/01/29/constructing-a-coven-celebrating-suspirias-blu-ray-release (in inglese)
Si ringrazia:
Carlo Mazza, presidente Italia Nostra (Varese)
Paolo Moneta
Pietro Macchione
Sergio Redaelli
nonché
Tiziana Kinkela
e tutti i “colleghi” comparse sul set di Suspiria, presso il Grand Hotel Campo dei Fiori di Varese, nel novembre del 2016.
(English language edition to follow.)